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Alta Umbria 3.0

Alta Umbria 3.0

Il progetto

L’Alta Umbria è un territorio geograficamente circoscritto, che abbraccia 15 comuni a nord della regione. Territorio eterogeneo in termini di risorse e peculiarità, è caratterizzato da un turismo di tipo familiare, di permanenza breve e stagionale. Profili ha intrapreso azioni di promozione del territorio nella sua globalità attraverso una comunicazione strategica ragionata, multilingue e mirata al coinvolgimento di un pubblico più ampio. In particolare, il progetto mirava a risolvere le principali criticità del sistema turistico locale: la bassa permanenza sul territorio dei visitatori e la “stagionalità” dei flussi turistici attraverso la creazione di contenuti emozionali che ampliassero i target di riferimento e costituissero una solida identità del territorio. Il lavoro ha avuto la durata di due anni, durante i quali le strategie applicate sono state differenti per via degli effetti turistici causati dalla pandemia: l’iniziale strategia mirata alla promozione a tutto tondo dell’Alta Umbria è stata sostituita dal rilancio del territorio stesso, quale solido punto di riferimento dell’identità collettiva degli abitanti.

La strategia

Il team di Profili si è occupato di definire in maniera dettagliata target e obiettivi del progetto di comunicazione, per poi predisporre un piano di comunicazione mirato ed equilibrato per assicurare un’equa visibilità a tutti i comuni e alle peculiarità territoriali. Successivamente, sono state intraprese azioni di coinvolgimento di enti territoriali e personalità importanti nello scenario dell’eccellenza territoriale sviscerata nelle seguenti peculiarità: artigiana, sportiva, naturalistica, religiosa e gastronomica al fine di convogliare gli interessi di abitanti del luogo e di turisti verso i canali utilizzati, di seguito esplicitati.

Canali attualmente attivi:

  • Sito web www.altaumbria.it
  • Pagina Facebook Alta Umbria
  • Canale Instagram Altaumbria
  • Account YouTube Alta Umbria
  • Account Pinterest Alta Umbria

Parallelamente alla creazione di una strategia di comunicazione multicanale, sono state attivate campagne a pagamento con l’obiettivo di indicizzare maggiormente i contenuti e favorire una visibilità solida e stabile.

Risultati raggiunti

La complessa strategia messa in atto ha permesso di accrescere la fanbase dei principali canali (rispettivamente Facebook con 36.000 utenti attivi, Instagram con 1700 utenti attivi). Gli altri canali hanno subito un implementamento dei contenuti, grazie alla realizzazione di video e reportage fotografici di qualità, raggiungendo lo standard qualitativo prestabilito. Il territorio si è posizionato tra le mete più raggiunte in termini di turismo di prossimità e ha consolidato la sua notorietà anche a livello internazionale, grazie alla comunicazione multilingue dei suoi contenuti promozionali.

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La creatività vista da Arnaldo Mangini

Cos’è la creatività? Chi è creativo e chi può essere considerato tale? Che differenza c’è tra un creativo e un artista? E’ complicato rispondere senza fare le dovute riflessioni. La parola creativo è uno dei termini più inflazionati degli ultimi tempi. Tanti si riconoscono in questa definizione. Effettivamente tutti siamo creativi. L’uomo per definizione è un creativo, uno sperimentatore, un essere che si spinge oltre i suoi limiti per scoprire cose nuove. Con l’avvento dei social media la definizione di creativo caratterizza quella moltitudine di influencer o aspiranti tali che riempiono le piattaforme di contenuti. Chi lo fa di professione associa alla creatività di contenuti la promozione di prodotti commerciali. Quindi spesso nei social la creatività è strettamente legata a fini economici.

Io non mi sono mai definito un creativo, né ho mai pensato di rientrare in questa definizione. Piuttosto mi sono sempre riconosciuto nella definizione di artista in quanto la mia professione principale è quella di attore comico specializzato nella clownerie. Dopo il successo sulla piattaforma di Tik Tok sono entrato anch’io nella definizione di creativo. Ma qual è allora la differenza tra artista e creativo? Che cosa è cambiato dalla mia vita professionale precedente?
Il creativo per quello che riguarda i social media non è solo chi crea contenuti, è colui che conosce e capisce lo strumento, in questo caso il mezzo di comunicazione, e lo utilizza per comunicare o per trasmettere qualcosa riuscendo spesso ad essere virale.
Per quello che riguarda Facebook un esempio di pagina creativa è la Taffo Funeral Services, per Instagram la nota Chiara Ferragni. Entrambi creano contenuti che su quelle piattaforme funzionano e attirano sempre più nuovi follower ad interagire con loro.

Ph. Cristian Storto

La stessa dinamica è accaduta sui miei profili social, in particolare su Tik Tok. Questa piattaforma si è rivelata il mezzo ideale attraverso il quale i miei contenuti diventano virali. Vuoi perché la mia esperienza nel campo dell’intrattenimento conta parecchi anni, vuoi perché sono abituato ad interagire con qualsiasi persona grazie al linguaggio universale della clownerie, oppure vuoi per la mia volontà di mettermi in gioco.

La sfida più difficile è far coincidere l’artista con il creativo, riuscire a racchiudere in quella manciata di secondi un messaggio che stimoli un’idea o un’emozione. Non è facile essere così sintetici e suggestivi, ma studiare arte ti insegna quanto sia indispensabile eliminare il superfluo.

Essere creativo per me vuol dire saper creare qualcosa a partire da sé stessi, sapendosi contaminare con l’attualità. Riuscire a parlare il linguaggio contemporaneo. Essere ispirati ed avere gli strumenti per esternare quel materiale interiore che si trova allo stato grezzo e che deve diventare qualcos’altro. Come un diamante che deve essere lavorato per poter acquistare un certo valore.
Importante è non pensare al risultato ma riuscire a stare nel processo creativo tutti i giorni con costanza, senza bramare il successo.

Personalmente per favorire questo processo giro sempre con un piccolo quaderno su cui annotare le idee che mi vengono in mente. La mattina registro i video per i social, mentre la sera mi dedico più ad altre mie attività, come la pittura o la scrittura. Ma non c’è un orario preciso in cui la creatività bussa alla porta, bisogna essere sempre pronti. Alle volte quando arriva lo stimolo esterno giusto, l’idea giusta e il momento giusto, si crea una sorta di alchimia e allora può accadere la magia che in molti chiamano creatività.

Arnaldo Mangini

Arnaldo Mangini è un attore comico di teatro/ clown italiano e content creator. La sua carriera artistica inizia negli anni ’90: Arnaldo partecipa a numerose trasmissioni televisive Rai, Mediaset e Sky anche nel ruolo di presentatore. Nei successivi anni di lavoro approfondisce la conoscenza della clownerie e lascia gli studi televisivi per abbracciare il mondo del teatro portando in giro per l’Europa lo spettacolo “The Arnaldo Mangini MrBean lookalike Show”. Da questo momento in poi la formazione artistica matura grazie allo studio, mai interrotto, che lo porta a frequentare alcuni dei più importanti clown della scena internazionale, come Leo Bassi, David Shiner e altri.

Oggi Arnaldo integra show offline e online, grazie alla stand-up comedy basata ampiamente sul linguaggio del corpo. Oltre alle numerose tournée internazionali, si è posizionato come content creator sui principali social media quali Instagram, YouTube e TikTok raggiungendo numeri di primo livello in poco tempo (+ 12 Milioni di fan).

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Che cos’è lo storytelling e come si costruisce una strategia narrativa

Negli ultimi anni stiamo assistendo a una sempre maggiore insistenza della comunicazione nelle nostre vite: una profusione di informazioni e contenuti che, almeno fino al 27 febbraio 2020, avevamo imparato a definire, iscrivendoli in format e media narrativi. Come scrive Andrea Fontana (sociologo della comunicazione e dei media narrativi e Premio Curcio alla cultura 2015), oggi le storie sono dappertutto, dalle video-novel di YouTube alle Instagram Stories, dalle narrazioni di marca al brand journalism, dagli spazi urbani alle piattaforme espanse.

A cui io aggiungerei, molto più banalmente: le foto, i testi, gli hashtag, i blog, i podcast, le playlist Spotify, i tormentoni TikTok e le board Pinterest: tutto quello insomma che va a comporre un immaginario di marca e non solo. Persino me stessa, le mie scelte di consumo, la mia proposta di un cinema agli amici, i gruppi virtuali, il mio lavoro con i teatri si sostanzia grazie alla mia narrazione che prova a convincere e a motivare oltre che a rappresentare la mia realtà.

E se è vero che l’essere umano è fatto di narrazione, se è vero che raccontarsi rappresenta uno degli slanci emotivi più naturali e che l’evoluzione umana passa anche attraverso la trasmissione di un sapere, mi affido allora alle parole sapienti di Alessandro Baricco: “Era un modo di stare al mondo, era il mondo della civiltà greca: anche i fatti più grandi che tu potevi fare accadere nel mondo non erano nulla se tu non riuscivi a cucirli dentro il tessuto di una narrazione che era più grande di te. Orfano di una storia potevi essere un combattente pazzesco, ma eri orfano della realtà. Si costruivano la realtà che abitavano, e la realtà era fatta di ciò che potevano fare e della narrazione dove appoggiavano quello che potevano fare. Questo ci hanno insegnato i padri dei nostri padri.” La realtà, dunque, passa attraverso il racconto della stessa: la costruiamo e in qualche modo ne veniamo influenzati, assoggettati, persuasi.

Con la pandemia siamo addirittura andati oltre: è oramai chiaro a tutti quanto la schizofrenia comunicativa, che sta caratterizzando la diffusione delle informazioni dallo scorso giugno 2020 e si sostanzia con la costante “rottura” delle promesse, stia generando un fortissimo disagio sociale, che potrebbe essere ridotto ripristinando comunicazione politica coerente, in grado di mantenere le promesse e renderci tutti più consapevoli.

Che in fin dei conti, è un po’ questo il senso del nostro bellissimo e prezioso lavoro di storyteller: costruire delle storie non solo emozionanti, ma anche credibili…e la credibilità passa attraverso il mantenimento di una promessa, che è una vision, una brand value proposition, un package efficace, un riposizionamento… insomma qualsiasi asset che conduca le persone a fare una determinata scelta di consumo. Perché attenzione: comunicare un prodotto/servizio (affinché venga scelto tra centinaia) implica la creazione di un consenso, che a sua volta (citando Paolo Iabichino) generi “fiducia, il sentimento che muove gli acquisti”.

Chiaramente il consenso (e quindi poi la fiducia e la scelta finale) è frutto di un lavoro costante, non solo di comunicazione, ma che proprio nella comunicazione trova il volano per aumentare il capitale di partenza del prodotto/servizio.

Come si costruisce quindi una strategia narrativa oggi?

1) Fondamentale è avere ben chiaro l’obiettivo della nostra azione di comunicazione, che può essere estremamente variegato e andare dal raccontare un riposizionamento all’aumentare le vendite, dal fare brand awareness al conoscere meglio il target, dal gestire un crise management al lanciare un nuovo prodotto, e così via. Ciascuno di questi obiettivi si porta dietro di sé una serie di azioni di comunicazione diverse, ma che concorrono tutte alla costruzione di una connessione di valore tra un brand e il target di riferimento, dove il contenuto deve “iniettare porzioni di senso dentro una narrazione di marca. E debba farlo consapevolmente. Sapendo che il senso di un brand si costruisce lentamente, a piccole dosi di coerenza e impegno. messaggio di marca.” (Paolo Iabichino).

2) Contenuto che, come si diceva, assume un impegno con il target (una promessa, appunto) e che non andrebbe mai disilluso. Tanto importante quanto l’obiettivo è dunque la coerenza/credibilità, nel contenuto del messaggio, nella scelta dei canali attraverso cui comunicare, nel rispetto di chi fa parte dell’organizzazione che stiamo andando a comunicare e ovviamente del mercato di riferimento.

3) Fondamentale per non perdersi è la creazione di un piano editoriale, che metta al centro un concept di comunicazione e tenga assieme obiettivo, target, messaggio e canali.

4) Saper scrivere, rispettando le 5 W del giornalismo.

5) Saper leggere gli insight.

Facile no?

Darca Stefanini

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CLUBHOUSE: CHE COS’È E COME FUNZIONA

Tutti ne parlano, molti lo conoscono ma solo pochi ne fanno parte. Stiamo parlando di Clubhouse, il nuovo social media basato solo su interazioni vocali; nell’app infatti non esistono foto, nemmeno link e post testuali, ma solo note vocali.

Clubhouse nasce nel febbraio 2020 grazie alla mente di Paul Davison e Rohan Seth, ex ingegneri Google e fondatori della startup americana Alpha Exploration e Co. L’app a fine 2020 è stata valutata 100 milioni di dollari e oggi possiede oltre 2 milioni di utenti attivi. Ma non stiamo parlando di utenti comuni: su Clubhouse infatti si possono trovare celebrities, startupper e opinion leader internazionali.

Gli elementi che l’hanno portata al successo sono stati l’esclusività e la dimensione ristretta. Infatti è possibile accedere all’app solo per gli utenti che utilizzano il sistema iOS (Apple) e ricevono un invito tramite il numero di telefono. Chi possiede iOS ma non l’invito può comunque scaricare l’app e mettersi in lista di attesa. Quanto invece agli utenti Android bisognerà attendere ancora qualche mese per testarla. Clubhouse, infatti, è ancora in fase beta test, ma ha già raggiunto numeri eccezionali considerando la fase di sviluppo in cui si trova.

Come funziona l’app?
Clubhouse è molto semplice e intuitivo. Ogni utente, una volta iscritto, può completare il proprio profilo aggiungendo una foto, una breve biografia e i link ai propri canali social. Subito il sistema propone all’utente tanti macro argomenti da scegliere come topic preferiti: musica, sport, business, wellness e così via. Perché inserirli? Clubhouse propone in automatico argomenti simili agli interessi aggiunti.

Nell’app ci sono tante room, stanze, ogni room contiene uno o più moderatori, cioè speakers, che intrattengono “gli spettatori” parlando. Nell’intero ecosistema si trovano inoltre room generiche come “4 chiacchiere in compagnia” oppure room tematiche “Consigli di digital marketing”, “Commentiamo le consultazioni politiche”, ecc ecc. Ogni utente può entrare nella room e ascoltare ciò che dicono gli speakers o in alternativa può – in gergo – alzare la mano e intervenire su autorizzazione dei moderatori. Così si può “salire sul palco” virtuale della stanza, parlando e interagendo con gli altri speaker. Se l’utente vuole lasciare la stanza, può farlo con un clic, senza disturbo. Non è possibile scaricare gli audio delle stanze, ragion per cui è necessario ascoltare in diretta gli interventi per coglierne il valore.

Su Clubhouse è possibile calendarizzare le room e quindi programmare l’evento e far sapere ai propri follower quando ci saranno gli interventi. I moderatori possono invitare i propri follower ad entrare nella room. Nell’app esistono 3 tipi di stanze:

-le stanze open, aperte a tutti;

-le stanze social, aperte solo alle persone che si seguono, 

-le stanze chiuse, aperte solo alle persone che si selezionano. 

Di ogni stanza l’utente vede il titolo, il numero di persone totali che ne fanno parte, il numero e il nome dei moderatori. Se in una stanza si notano nomi di vip o influencer ecco che, naturalmente,  queste si riempiono di utenti. Noi di Profili siamo addirittura capitati in una stanza con Elon Musk, il famoso imprenditore e innovatore statunitense (con più di 5 mila persone connesse). 

A sinistra, con la lente di ingrandimento si possono esplorare nuovi argomenti e trovare nuove persone da seguire. In alto compaiono il simbolo dell’email (avverte l’utente quando ha degli inviti disponibili per i propri contatti), il calendario delle room programmate e delle room in corso, la campanella con le notifiche (avvisa ogni volta che un utente diventa follower) e la propria foto che rimanda al profilo. A destra invece è possibile vedere gli utenti che seguiamo, se sono attivi e in quale stanza, oppure se sono offline. 

Clubhouse quindi appare un po’ come una radio privata, ma più interattiva e senza pubblicità (per il momento). In un clic ci si può trovare a conversare direttamente con opinion leader del proprio settore, un vantaggio da non sottovalutare rispetto a tutti gli altri social media. Ha però anche dei lati negativi, come l’enorme quantità di tempo che l’app richiede per essere fruita. Ogni room infatti dura mediamente un paio d’ore ma può essere molto più lunga se un moderatore nomina un altro moderatore che la tiene in vita, e così via.

Cubhouse sarà solo un fuoco di paglia o il prossimo social media in ascesa? Questo lo scopriremo solo nel tempo.

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QUALI SONO LE PIU’ BELLE PUBBLICITÀ DI NATALE DEL 2020?

Come stanno comunicando i grandi brand in questo periodo natalizio? Con l’emergenza Coronavirus tutte le aziende hanno dovuto fare i conti con i cambiamenti di acquisto dei consumatori e con il bisogno di una comunicazione (un po’…) più autentica e sincera. Quindi, per quest’anno la sfida per i pubblicitari e i creativi è stata più ardua del solito: come comunicare i valori di famiglia, solidarietà, unione e tradizione, tipici del Natale, in un periodo di pandemia?

Ironici, empatici, nostalgici: ecco, per noi, alcuni tra gli spot natalizi più interessanti e coinvolgenti di quest’anno.

Amazon: The show must go on

In cima al podio per emozione ed empatia troviamo il colosso dell’e-commerce, Amazon. Al centro della narrazione abbiamo una giovane allieva di una scuola di danza in procinto di esibirsi in uno spettacolo pubblico. L’entusiasmo e la felicità vengono però frenati dalle restrizioni da Coronavirus:  bisogna restare a casa. La giovane però non si perde d’animo e continua ad allenarsi con le videochiamate: uno scenario comune a tutti gli studenti, che hanno visto cambiare repentinamente le proprie abitudini di studio. Sembra tutto pronto ma quando la ragazza riceve la lettera della scuola in cui comunica che lo show è annullato, i familiari le preparano una sorpresa. Avvisano i vicini che lo spettacolo si terrà in cortile mentre c’è chi ordina da Amazon un faro luci. Ed ecco che…the show must go on. Indossato il tutù e gli accessori con le piume la danzatrice si esibisce illuminata da un faretto Amazon, sulle note dei Queen. Tutti la applaudono dai balconi, proprio come nel primo lockdown abbiamo applaudito gli artisti che si sono esibiti cantando e suonando dalle terrazze. Lo spot di Amazon ci sembra un perfetto esempio di storytelling aziendale ai tempi del Coronavirus, molto ben riuscito.

McDonald’s UK: Inner Child 

Molto attuale ed efficace è lo spot natalizio 2020 di McDonald’s UK. In una storia animata davvero bella, una madre invita il figlio a prepararsi al Natale addobbando insieme l’albero o giocando con la neve, ma lui non partecipa, cercando di nascondere il proprio “bambino interiore”, che vorrebbe invece divertirsi e festeggiare. Ma un salto al McDonald’s sembra cambiare le cose: così il ragazzo, finalmente, si convince insieme alla madre, tanto che alla fine dello spot lascia del latte e delle carote (trovate nel pacchetto di McDonald’s) davanti al camino per le renne di Babbo Natale.

Carrefour: Natale 2020

Nello spot 2020 di Carrefour Italia si mostrano chiaramente, più che in altri spot, gli effetti dell’emergenza sanitaria: i lavoratori, ad esempio, appaiono con le mascherine, impegnati a fare la spesa per chi l’ha ordinata. Lo spot segue il racconto di una lettera di una bambina per Babbo Natale: “Caro Babbo Natale, quest’anno è stato strano strano…” dice il voice-over. Alla fine la bambina mette fuori dalla porta di casa la lettera con i biscotti e il latte, e mentre un commesso di Carrefour prende in mano la lettera appare Babbo Natale, che si stupisce perché il commesso è arrivato prima di lui. Payoff finale: “Noi non siamo Babbo Natale, ma quest’anno faremo del nostro meglio per portare un buon Natale a tutte le famiglie”.

Tesco: No Naughty List

E’ di Tesco, la catena di negozi alimentari britannica, lo spot più vivace e pop di quest’anno. Sulle note di Britney Spears “Oops!…I did it again”, si alternano diversi personaggi che confessano i propri “peccati” fatti durante il lockdown: “E se fossi sulla lista dei cattivi?” è il ritornello dello spot. “Relax. Dopo un anno così Tesco ti dice che non esiste una lista dei cattivi!”. Secondo Tesco tutti sono (siamo) perdonati per l’anno difficile passato, quindi è permesso mettere qualunque desiderio nel carrello della spesa. Il montaggio serrato, l’ironia delle battute e la canzone in sottofondo rendono questo spot tragicomico e brillante.

Coca Cola: Christmas Commercial 2020

Forse un po’ eccessivo lo spot natalizio 2020 di Coca Cola, quest’anno diretto da Taika Watiti, il regista di Jojo Rabbit e Thor: Ragnarok. Mentre il padre esce di casa per andare al lavoro, la figlia gli chiede di spedire una lettera per Babbo Natale. Ma, durante una pausa, mentre beve Coca Cola, il padre si accorge di aver dimenticato la lettera nella borsa e così decide addirittura di partire per il Polo Nord, per recapitarla direttamente a Santa Claus. Dopo mille avventure, trova la residenza di Babbo Natale chiusa ma per fortuna riesce a tornare a casa grazie all’iconico camion brandizzato Coca Cola, guidato da una persona che si svelerà alla fine, e a passare le feste con la figlia. 

Abbiamo raccolto questi spot per calarci nella magica atmosfera natalizia, anche perchè quest’anno abbiamo tutti davvero bisogno di empatia, emozione positiva e calore. E, proprio per questo, tutto il team di Profili, più che mai, vi augura di trascorrere un sereno Natale e uno splendido 2021!

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Come raggiungere 10 milioni di follower su TikTok – intervista ad Arnaldo Mangini

Ciao Arnaldo, innanzitutto ci racconti chi sei e di cosa ti occupi?

Sono Arnaldo Mangini, abito a Marina di Carrara ma ho vissuto in Olanda 6 anni, da 25 anni sono comico professionista e lavoro in oltre 40 paesi al mondo, in diversi contesti, dalle feste agli eventi aziendali, passando per i teatri, gli ospedali e le carceri. Mi occupo di clownerie, un linguaggio internazionale che tutti possono capire, in particolare di visual comedy: interagisco con le persone, emozionandole e facendole giocare. Un linguaggio che in TikTok ha trovato un perfetto equivalente digitale…

Come è nata l’idea di comunicare sui social?

Ho sempre usato i social marginalmente, come la maggior parte dei comici. Durante il primo lockdown, verso aprile, ho visto che c’era un sosia di Mr. Bean che aveva avuto grande successo sul TikTok cinese. Mi sono detto: ok, voglio provare anch’io a farlo, visto che uno dei miei personaggi è proprio il sosia di Mister Bean. Due anni fa avevo aperto un profilo su TikTok e avevo caricato due video tratti dai miei spettacoli, ma con scarsi risultati. Ad aprile però ho iniziato un percorso, ho caricato due video diversi, che hanno avuto subito molto successo, e da lì è partito tutto. Perché ho parlato il linguaggio giusto per TikTok. 

TikTok consente infatti di interagire con gli altri utenti in modo straordinario, molto più degli altri social, attraverso i duetti, per esempio. Io registro i video e gli utenti poi interagiscono con me, portando la mia idea ad estreme conseguenze, in modi inaspettati. È una grande forza, perché mi permette di diventare virale, in tutto il mondo. 

Su TikTok infatti hai appena superato i 10 milioni di follower. Raccontaci come hai fatto a raggiungere tutto questo successo!

La chiave è mettersi in gioco, sempre. E’ quello che manca a molti tra i grandi nomi su altri social, che su TikTok fanno numeri bassi perché non parlano il giusto linguaggio. Per avere successo bisogna capire il linguaggio del social che si usa, e per TikTok bisogna generare interazione e divertimento. La chiave del mio successo è stata proprio l’interazione, abbinata alla mia somiglianza con Mr.Bean, un personaggio conosciuto a livello internazionale. 

Che strategia segui su TikTok?

Per me le cose importanti su TikTok sono 3: il tempo, il trend e il contenuto. Mi spiego: su questo social bisogna riuscire a stare nei tempi (per esempio seguire i ritmi della musica), seguire i trend sia nei video che nella musica e proporre un contenuto originale. Io partivo già preparato, cioè con il mio bagaglio clownesco; l’attenzione ai trend e al tempo sono venute poi con l’esperienza. Su TikTok ci sono tantissimi giovani, e io cerco di coinvolgerli e farli ridere usando l’arte e la clownerie. Ma nei primi video ho fatto molti sbagli. 

Che cos’è successo?

Il mio pubblico è costituito, come molto del pubblico di TikTok, in gran parte da persone dell’Oriente. Quindi occorre stare molto attenti alla morale, non posso far vedere sigarette, alcool o nudità. Una volta, per scherzare, ho fatto vedere in un video un perizoma come un fazzoletto che spuntava dal taschino, e questo mi ha addirittura portato ad essere bannato temporaneamente. Ma allo stesso tempo grazie alle dirette sono arrivato a un milione di follower nel corso di poche settimane, una ulteriore conferma dell’importanza dell’interazione, su questo social. È comunque fondamentale variare i video, seguire i trend, i balletti, il lip sync (cioè il playback sulle canzoni) e così via, per coinvolgere il pubblico più ampio possibile. 

TikTok ha anche un fondo per i creator, giusto?

Sì, il fondo business creator l’ho ottenuto e si guadagna qualcosa tutti i giorni; per accedere ci vogliono 10mila follower e si riceve un compenso di circa 4 centesimi ogni mille visualizzazioni. Non sono le cifre di YouTube, non si arriva a uno stipendio, ma è un piccolo sostegno per i creator. 

Quanto tempo dedichi alla produzione dei contenuti?

Sta diventando un lavoro vero e proprio anche se per me continua ad essere soprattutto un divertimento. Tutti i giorni, giro sempre con un piccolo quaderno, su cui annotare le idee che mi vengono in mente. La mattina registro i video, mentre la sera mi dedico più ad altre mie attività, come la pittura o la scrittura. Bisogna comunque sempre essere pronti. Ad esempio, l’altro giorno il gatto mi è venuto in braccio facendo le fusa: allora subito lo abbiamo registrato usando un effetto particolare di TikTok. Il risultato è stato un video che ha superato 3 milioni di visualizzazioni, e per realizzarlo ci abbiamo messo solo un minuto. Spesso preparo video che metto nelle bozze, così c’è sempre del materiale pronto da pubblicare.

Usi degli strumenti particolari per girare i video?

Niente di speciale, ho solo comprato la ring light, una luce ad anello per avere più luminosità nei video. La regola fondamentale è usare sempre la luce naturale, la migliore in assoluto, ma se devo fare qualcosa di più strutturato, come una micromagia da girare in interno, allora uso la ring light. 

Che cosa consigli a chi vuole portare il proprio progetto su TikTok?

L’importante è portare il proprio contenuto legandosi innanzitutto ai trend, che sono numerosi e continuamente aggiornati. Se arrivi su TikTok con poche idee, senza nessuna musica, senza movimento, avrai poca importanza e, conseguentemente, poca audience. Se mostri i tuoi lati più scherzosi, la gente si affeziona e ti segue con interesse. Insomma, la chiave è mettersi in gioco sempre. Bisogna proporre qualcosa di divertente, qualcosa che spiazza, un paradosso, o più stimoli insieme creando un cortocircuito, così la gente non capisce cosa sta accadendo. E’ molto diverso dalla televisione: andare in TV è un po’ come salire sul podio, su TikTok ci si mette in gioco senza vergogna. 

Cosa succederà secondo te in futuro con questo social?

Non si sa ancora, TikTok è un social in forte ascesa, nel mondo e anche in Italia. A livello commerciale ancora non è minimamente paragonabile alla forza e all’autorevolezza di Instagram o di YouTube, però si sta evolvendo in fretta. Le premesse sono ottime, vedremo cosa succederà. 

Se TikTok dovesse chiudere dove pensi di poter far migrare la tua community?

Il mio consiglio è di non stare mai su un social solo, bisogna essere presenti almeno su 2 social diversi, perché i social non sono di nostra proprietà, per cui le cose possono cambiare anche molto velocemente. L’importante è coltivare la propria arte e coinvolgere la propria community con diversi linguaggi, su diversi canali.

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Le storie di Carola e Luciana

Le storie di Carola e Luciana

Il progetto

Carola Benedetto e Luciana Ciliento hanno dato incarico a Profili di costruire una strategia di comunicazione in grado di accrescere il valore della loro immagine in quanto microcosmo di attività e, naturalmente, renderle più appealing verso potenziali clienti. In particolare gli obiettivi individuati e da percorrere sono stati:

  • Rendere immediatamente identificabili le due scrittrici  e il loro percorso attraverso un «brand»;
  • Aumentare l’autorevolezza delle due esperte di cultura attingendo dai progetti del passato;
  • Accrescere la loro credibilità nell’ambito di una visione olistica dell’ambiente a livello  sovranazionale;
  • Aumentare la notorietà a  livello digitale (sito, Google, SEO) e sui social;
  • Raccontare Carola  e Luciana, trasmettendo la  loro capacità comunicativa
  • Promuovere le iniziative in cui sono coinvolte (uscita  libri, presentazioni, incontri con le scuole…);
  • Promuovere le vendite dei libri;
  • Raccontare i progetti presenti e futuri.

La strategia

Per perseguire gli obiettivi era necessario definire una narrazione chiara, esaustiva, intrigante e appassionata per due scrittrici che hanno trovato una chiave nuova per parlare del nostro Pianeta.
Ed ecco le azioni implementate:

  • Identificazione di un posizionamento e di una brand value proposition;
  • Identificazione di un Naming;
  • Realizzazione del Logo;
  • Costruzione e messa on line di una Landing page;
  • Identificazione di un Concept di comunicazione e delle parole chiave;
  • Apertura dei canali social che si sono contraddistinti per:
    Una comunicazione continuativa e aggiornata;
    La descrizione di competenza in ambienti diversi (viaggi/ecologia/eventi/scuola);
    Periodicità di postaggio fissa;
    Contenuti non esclusivamente professionali dando essenza di Carola e Luciana,  oltre a quello che fanno.

Risultati raggiunti

Tutti gli obiettivi sono stati ampiamente centrati. Abbiamo dato vita ad una nuova entità nel mondo della cultura, dotata di tutti gli strumenti necessari per potersi fare strada.
Il nostro compito era questo: ora Carola Benedetto e Luciana Ciliento possono gestire il loro “binomio” in totale autonomia, grazie anche a numerosi momenti di learning by doing, formazione su CANVA e gestione dell’immagine, suggerimenti su ulteriori attività di comunicazione.

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Opera Streaming

Opera Streaming

Il progetto

Opera Streaming è il primo portale regionale italiano di opera lirica nato con l’idea di realizzare un cartellone stagionale di trasmissioni streaming in diretta. Nasce in Emilia-Romagna, territorio di tradizione lirica e di produzione operistica di prestigio internazionale e coinvolge i principali teatri di produzione di opere liriche della regione (la Fondazione Lirico Sinfonica bolognese, i Teatri di Tradizione di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Ferrara e Ravenna, il Teatro Amintore Galli di Rimini).
Gli obiettivi del progetto sono sviluppare e creare una community interessata al mondo della lirica sia in Emilia-Romagna che nel mondo e offrire alle fasce di pubblici svantaggiate la possibilità di assistere alle recite. Coordinatore del progetto è il Teatro Comunale di Modena che ha chiesto a Profili la creazione del brand e la successiva strategia di comunicazione digital.

La strategia

Dopo aver definito il naming e creato il logo, ci siamo occupati dell’apertura dei canali social che per i primi quattro mesi sono stati gestiti autonomamente su consulenza della nostra agenzia. Successivamente la gestione dei canali, soprattutto Facebook e Instagram, è stata fatta direttamente dal nostro team e questo ha inciso in maniera importante sul raggiungimento dei risultati. La pianificazione dei contenuti ha ruotato intorno al concept di comunicazione con le sue parole chiave, tra le quali tradizione, inclusione e coinvolgimento.

Quindi ci siamo posti come obiettivi della comunicazione:

  • Promuovere l’immagine della regione Emilia-Romagna come territorio di tradizione lirica e di produzione operistica e dei suoi teatri;
  • Diffondere le attività teatrali tra le fasce di pubblico svantaggiate;
  • Comunicare le professionalità dei teatri;
  • Creare una community, anche internazionale, legata al mondo dell’opera lirica fedele e interattiva;
  • Avvicinare nuovi pubblici;
  • Dare un’immagine più fresca dell’opera lirica.

 

Risultati raggiunti

Nei primi sei mesi di lavoro i numeri ci hanno dato ragione. Su Facebook sono stati più di 4.000 i nuovi fan, quasi 200.000 gli account raggiunti, 25.000 interazioni con i post. Il canale Instagram ha guadagnato più di 500 follower, più di 18.000 account raggiunti, più di 2.500 interazioni. YouTube è il canale principe per la diffusione dei contenuti: quasi 10.000 iscritti, 6.000.000 di impression e quasi 5.500.000 di minuti visualizzati (91.386 ore). Il progetto è ancora in corso e siamo sicuri che potrà raggiungere un successo ancora più grande.

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Mario Lavezzi

Mario Lavezzi

Il progetto

Mario Lavezzi, compositore, cantautore, produttore e talent scout, una delle più celebri firme della musica italiana, in occasione dei suoi cinquant’anni di carriera ha pubblicato un cofanetto speciale contenente tre cd e due lp che ripercorrono i suoi successi musicali sia come cantante che come autore. Inoltre ha organizzato uno spettacolo-concerto in cinque città italiane per celebrare il suo percorso artistico. A inizio 2020 ha anche pubblicato un libro in cui racconta la sua storia, tra aneddoti e ricordi. Mario Lavezzi ha affidato a Profili la sua comunicazione digital con l’obiettivo di creare una forte identità di personal branding e attestarsi come una figura autorevole nel panorama della musica italiana.

La strategia

Il primo passo per raggiungere gli obiettivi prefissati è stato quello di organizzare e riposizionare i canali digital. Per quanto riguarda Facebook abbiamo deciso di concentrare le energie su un’unica pagina in modo da avere un unico riferimento su questo social per tutte le comunicazioni dell’artista. Grazie a uno storytelling articolato e dettagliato abbiamo raccontato i cinquant’ammi di carriera di un grande artista che ha scritto la storia della musica italiana. Instagram ha invece messo in luce un aspetto più informale della vita artistica di Mario Lavezzi, mostrandone anche il lato personale, un po’ più lontano dalle scene. Ad accompagnare il racconto anche la promozione del suo ultimo lavoro e del tour nei teatri. Un altro importante obiettivo della comunicazione era quello di coltivare e far crescere la community dei fan: grazie a un costante, puntale e coinvolgente lavoro di community management, il numero di persone che seguono attivamente Mario Lavezzi è cresciuto nel tempo ed è sempre più partecipe sui suoi canali social.

In ogni modo la comunicazione social ha sempre avuto chiari gli obiettivi:

  • rafforzare la brand identity di Mario Lavezzi e la sua autorevolezza nel panorama della musica italiana
  • far crescere la community di fan
  • celebrare la sua carriera
  • mettere in risalto i successi
  • raccontare Mario Lavezzi attraverso i ricordi (spesso poco noti)
  • promozione del suo lavoro: cofanetto, concerti, libro

Risultati raggiunti

Il piano di comunicazione social realizzato si è rivelato un successo. 

Su Facebook: più di 8.000 nuovi fan, 150 contenuti pubblicati, più di 500.000 account raggiunti, 200 interazioni medie.

Su Instagram:  600 nuovi follower, 100 contenuti pubblicati, più di 70.000 account raggiunti, 147 interazioni medie.

Categorie
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Idral Spa

Idral SpA

Il progetto

Idral è un’azienda italiana attiva dal 1970 nel settore della rubinetteria. I prodotti idrotermosanitari Idral sono sinonimo di sicurezza e di alto livello tecnologico. Il team di ingegneri è costantemente impegnato nello sviluppo di soluzioni a basso consumo d’acqua, nel rispetto dei requisiti d’igiene e di accessibilità per utenti a mobilità ridotta. È la prima azienda in Italia ad aver aderito (nel 2014) a Water Label, il nuovo sistema di classificazione europea per la misurazione del consumo di acqua degli articoli di rubinetteria. Inoltre, molti prodotti Idral sono certificati a livello internazionale. Profili ha cominciato la collaborazione con Idral nel 2014, con l’obiettivo di rafforzare l’identità e la conoscenza del brand fra diversi target di riferimento B2B (architetti, progettisti, grossisti). 

La strategia

Per raggiungere questo macro obiettivo sono stati attivati e potenziati alcuni canali di comunicazione, fra cui: 

  • la newsletter, uno degli strumenti principali della comunicazione push. Invio regolare (1-2 al mese) con gli aggiornamenti legati ai progetti realizzati, news, promozioni specifiche inviate a diversi target in Italia e all’estero;
  • campagne Display e Search di Google Ads, in costante ottimizzazione e fine tuning; 
  • la pagina Linkedin, con la comunicazione in due lingue. 

Risultati raggiunti

Grazie alla visione strategica e a un approccio metodico, in questi anni la comunicazione di Idral ha raggiunto questi risultati: 

  • più di 208.000 anagrafiche per l’invio della newsletter; 
  • performance newsletter: open rate del 34% (contro la media 17% del settore) e click rate del 4%;  
  • 40.000 click e 5.000.000 impression per le campagne Google Display, attivate solo per occasioni specifiche
  • passaggio da 1,75% a 2,8% di CTR per le costanti campagne Google Search per la rete di ricerca.