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CLUBHOUSE: CHE COS’È E COME FUNZIONA

Tutti ne parlano, molti lo conoscono ma solo pochi ne fanno parte. Stiamo parlando di Clubhouse, il nuovo social media basato solo su interazioni vocali; nell’app infatti non esistono foto, nemmeno link e post testuali, ma solo note vocali.

Clubhouse nasce nel febbraio 2020 grazie alla mente di Paul Davison e Rohan Seth, ex ingegneri Google e fondatori della startup americana Alpha Exploration e Co. L’app a fine 2020 è stata valutata 100 milioni di dollari e oggi possiede oltre 2 milioni di utenti attivi. Ma non stiamo parlando di utenti comuni: su Clubhouse infatti si possono trovare celebrities, startupper e opinion leader internazionali.

Gli elementi che l’hanno portata al successo sono stati l’esclusività e la dimensione ristretta. Infatti è possibile accedere all’app solo per gli utenti che utilizzano il sistema iOS (Apple) e ricevono un invito tramite il numero di telefono. Chi possiede iOS ma non l’invito può comunque scaricare l’app e mettersi in lista di attesa. Quanto invece agli utenti Android bisognerà attendere ancora qualche mese per testarla. Clubhouse, infatti, è ancora in fase beta test, ma ha già raggiunto numeri eccezionali considerando la fase di sviluppo in cui si trova.

Come funziona l’app?
Clubhouse è molto semplice e intuitivo. Ogni utente, una volta iscritto, può completare il proprio profilo aggiungendo una foto, una breve biografia e i link ai propri canali social. Subito il sistema propone all’utente tanti macro argomenti da scegliere come topic preferiti: musica, sport, business, wellness e così via. Perché inserirli? Clubhouse propone in automatico argomenti simili agli interessi aggiunti.

Nell’app ci sono tante room, stanze, ogni room contiene uno o più moderatori, cioè speakers, che intrattengono “gli spettatori” parlando. Nell’intero ecosistema si trovano inoltre room generiche come “4 chiacchiere in compagnia” oppure room tematiche “Consigli di digital marketing”, “Commentiamo le consultazioni politiche”, ecc ecc. Ogni utente può entrare nella room e ascoltare ciò che dicono gli speakers o in alternativa può – in gergo – alzare la mano e intervenire su autorizzazione dei moderatori. Così si può “salire sul palco” virtuale della stanza, parlando e interagendo con gli altri speaker. Se l’utente vuole lasciare la stanza, può farlo con un clic, senza disturbo. Non è possibile scaricare gli audio delle stanze, ragion per cui è necessario ascoltare in diretta gli interventi per coglierne il valore.

Su Clubhouse è possibile calendarizzare le room e quindi programmare l’evento e far sapere ai propri follower quando ci saranno gli interventi. I moderatori possono invitare i propri follower ad entrare nella room. Nell’app esistono 3 tipi di stanze:

-le stanze open, aperte a tutti;

-le stanze social, aperte solo alle persone che si seguono, 

-le stanze chiuse, aperte solo alle persone che si selezionano. 

Di ogni stanza l’utente vede il titolo, il numero di persone totali che ne fanno parte, il numero e il nome dei moderatori. Se in una stanza si notano nomi di vip o influencer ecco che, naturalmente,  queste si riempiono di utenti. Noi di Profili siamo addirittura capitati in una stanza con Elon Musk, il famoso imprenditore e innovatore statunitense (con più di 5 mila persone connesse). 

A sinistra, con la lente di ingrandimento si possono esplorare nuovi argomenti e trovare nuove persone da seguire. In alto compaiono il simbolo dell’email (avverte l’utente quando ha degli inviti disponibili per i propri contatti), il calendario delle room programmate e delle room in corso, la campanella con le notifiche (avvisa ogni volta che un utente diventa follower) e la propria foto che rimanda al profilo. A destra invece è possibile vedere gli utenti che seguiamo, se sono attivi e in quale stanza, oppure se sono offline. 

Clubhouse quindi appare un po’ come una radio privata, ma più interattiva e senza pubblicità (per il momento). In un clic ci si può trovare a conversare direttamente con opinion leader del proprio settore, un vantaggio da non sottovalutare rispetto a tutti gli altri social media. Ha però anche dei lati negativi, come l’enorme quantità di tempo che l’app richiede per essere fruita. Ogni room infatti dura mediamente un paio d’ore ma può essere molto più lunga se un moderatore nomina un altro moderatore che la tiene in vita, e così via.

Cubhouse sarà solo un fuoco di paglia o il prossimo social media in ascesa? Questo lo scopriremo solo nel tempo.

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influencer marketing

L’influencer marketing oggi: una strategia complessa

Oggi si parla sempre di più di influencer marketing, ma non è certo una novità. Già nel 2014 l’Harvard Business Review ne raccontava il funzionamento, che oggi sostanzialmente è uguale ad allora. Quello che cambia è sicuramente la possibilità di analizzare i risultati con più accuratezza e precisione. Ma cos’è l’influencer marketing? È quella forma di marketing basata sull’influenza che alcuni soggetti esercitano sul potere d’acquisto di altri. Anche qui non c’è una grossa novità: negli anni ’90 erano i testimonial, oggi sono persone qualunque che hanno acquisito nel tempo notorietà sul web. Quello che è cambiato, quindi, sono i canali di distribuzione: ieri erano tv e giornali, oggi sono i social media.

Quindi se una volta il consumatore poteva essere target di una pubblicità solo attraverso i canali non digitali, oggi sono questi a fare da padrone. L’esperienza del consumatore il relazione al prodotto è cambiata e quindi anche la pubblicità: oggi è il consumatore al centro delle dinamiche di marketing e di conseguenza cambia il modo di fare promozione. Grazie ai social media quello che oggi tutti ci mostrano, o che credono di mostrare, è la vita reale, l’autenticità ed è questa la chiave (del successo) dell’influecer marketing, la genuinità. Tutto questo è enormemente amplificato dalla dinamica dei social media che diventano il luogo in cui scambiarsi le opinioni, il luogo in cui fidarsi del parere di qualcun’altro, anche se questo qualcun’altro non lo conosciamo. Grazie a questa dinamica l’influencer marketing ha preso piede ed è diventato un tassello importante nella strategia di molti brand.

È troppo facile però valutare un influencer, e la sua capacità di attirare nuovi clienti, solo ed esclusivamente dal numero di follower. Non basta creare una campagna e utilizzare un personaggio molto seguito per avere successo. La fan base oggi è molto più attenta di qualche tempo fa: sa riconoscere benissimo nel messaggio sia l’autenticità che la neutralità, fattori fondamentali per la reputazione dell’influencer. Uno studio di Bazaarvoice di qualche tempo fa dichiara che il 47% degli utenti è stanco dei contenuti che appaiono non autentici e il 62% ritiene che le sponsorizzazioni di influencer poco credibili possono influenzare solo un pubblico facilmente impressionabile.

Quali sono quindi i fattori che determinano la reputation di un influencer? In primis l’abilità comunicativa, ovvero la capacità di convincere gli utenti, poi la competenza, ossia la conoscenza, più o meno approfondita, della nicchia di mercato, l’autenticità, la passione percepita per il prodotto o servizio, e infine la neutralità, la linea editoriale libera da interessi economici. C’è da fare una piccola precisazione però: non sempre gli influencer più efficaci sono quelli che operano in contesti affini al mercato e all’ambito merceologico di interesse. Si possono trovare influencer anche al di fuori dei canali tradizionali dove è già collocato un numero di utenti che può cercare informazioni e aggiornamenti sul brand; è molto più opportuno avere una visione trasversale in grado di intercettare audience ugualmente ricettive ma che seguono influencer lontani dall’ambito merceologico e dal mercato nel quale si opera. Questo, ancora una volta, dimostra che l’autenticità è fondamentale per una buona campagna di influencer marketing.

Dato per assodato che un messaggio, una storia, un racconto, costruito sulla finzione non porta a un aumento degli acquisti, il mondo degli influencer è in continua evoluzione mostrando molte più sfaccettature di quanto a prima vista possa sembrare. Visto che il successo o l’insuccesso della strategia di influencer marketing dipende dal soggetto che comunica, da che cosa e da come lo fa, le tendenze dell’influencer marketing sono quelle di coinvolgere figure diverse dalle celebrity, magari meno esposte sui media digitali, ma editorialmente più autentiche e commercialmente più efficaci. Facciamo qualche esempio:
Micro-influencer: figure che radunano attorno a sé un numero più limitato di follower. Godono di una reputation più solida ed autentica che non si sgretola con l’arrivo del nuovo brand, sono molto credibili nel settore di riferimento
Influencer residenziali: figure assunte in pianta stabile dall’azienda, motivo per cui il matrimonio col brand viene percepito come un atto d’amore, più che di interesse (es. la giornalista Ilaria Mazzarotta, appassionata di cucina, che è stata consulente interno di Buitoni per la comunicazione digitale, la creazione di nuove ricette e lo storytelling)
Gli ambassador: professionisti del settore di riferimento che promuovono attivamente i prodotti o servizi di un’azienda. Essi hanno una credibilità molto alta nella nicchia di mercato, ma rischiano di perdere credibilità a seconda del loro rapporto con l’azienda stessa.
Influser (influencer+user): figure di utilizzatori spesso ossessivi del prodotto, in grado di influenzare naturalmente, inconsapevolmente e senza secondi fini, i gruppi sociali in cui sono inseriti. (es. gli utilizzatori dei prodotti Apple).
I superconsumer (brand advocate): gruppo di clienti (5-10%) affezionatissimo al brand. Condividendo il proprio sentire con amici e parenti collegati al proprio network, esso ha un’enorme influenza sulle vendite (30%-70%). Il gruppo dei superconsumer è attentissimo alla qualità del prodotto ed interagisce sui social del brand elogiandone le caratteristiche o segnalando difetti. Essi condividono e sposano i valori del brand.

Quindi, dato per assodato che da sola una campagna di infuencer marketing non raggiunge grandi risultati se non inserita in un percorso di storytelling articolato, proviamo a dare qualche consiglio per una strategia di influencer marketing efficace:
Essere chiari sugli obiettivi: target preciso, budget definito, indicatori misurabili
Identificare il giusto influencer e il giusto canale: ogni infuencer ha caratteristiche diverse e può essere adatto a una piattaforma ma non a un’altra, quindi bisogna studiare bene il futuro influencer perché sia in linea con i valori, ma anche il più adatto al prodotto/servizio
Il costo dell’influencer: deve essere sempre valutato in termini di ritorno dell’investimento
Lasciare che l’influencer sia creativo: il personaggio conosce i propri follower e la sua popolarità è data dal loro apprezzamento, quindi è importante lasciare loro lo spazio creativo perché sanno come comunicare con i loro fan
I post non sono fatti per vendere: il contenuto deve essere autentico e deve promuovere i valori del brand, ma deve anche essere chiaro che è frutto di una partnership sponsorizzata, altrimenti gli utenti si sentono presi in giro.

Una cosa però da tenere presente, sempre, sono le implicazioni etiche relative a questa pratica del marketing a cui bisognerebbe fare molta attenzione: i valori del brand vanno sempre rispettati, da parte dell’influencer e nella campagna, perché ci vuole poco a perdere la credibilità!

L’influencer marketing deve, a conclusione, essere inserito in una strategia di marketing più generale, che aiuti la brand awareness a crescere con credibilità, perché anche nel mondo del digital quello che conta è il passaparola, solo che oggi è molto più veloce!

Emanuele Meschini

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Aggiornamento del libro “Comunicare la cultura, oggi”

Andrea Maulini insieme a tutto il team di Profili sta revisionando il suo libro “Comunicare la cultura, oggi” edito da Editrice Bibliografica. Per scoprire gli aggiornamenti in corso, restate connessi!

A presto

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comunicazione marketing

QUALI SONO LE PIU’ BELLE PUBBLICITÀ DI NATALE DEL 2020?

Come stanno comunicando i grandi brand in questo periodo natalizio? Con l’emergenza Coronavirus tutte le aziende hanno dovuto fare i conti con i cambiamenti di acquisto dei consumatori e con il bisogno di una comunicazione (un po’…) più autentica e sincera. Quindi, per quest’anno la sfida per i pubblicitari e i creativi è stata più ardua del solito: come comunicare i valori di famiglia, solidarietà, unione e tradizione, tipici del Natale, in un periodo di pandemia?

Ironici, empatici, nostalgici: ecco, per noi, alcuni tra gli spot natalizi più interessanti e coinvolgenti di quest’anno.

Amazon: The show must go on

In cima al podio per emozione ed empatia troviamo il colosso dell’e-commerce, Amazon. Al centro della narrazione abbiamo una giovane allieva di una scuola di danza in procinto di esibirsi in uno spettacolo pubblico. L’entusiasmo e la felicità vengono però frenati dalle restrizioni da Coronavirus:  bisogna restare a casa. La giovane però non si perde d’animo e continua ad allenarsi con le videochiamate: uno scenario comune a tutti gli studenti, che hanno visto cambiare repentinamente le proprie abitudini di studio. Sembra tutto pronto ma quando la ragazza riceve la lettera della scuola in cui comunica che lo show è annullato, i familiari le preparano una sorpresa. Avvisano i vicini che lo spettacolo si terrà in cortile mentre c’è chi ordina da Amazon un faro luci. Ed ecco che…the show must go on. Indossato il tutù e gli accessori con le piume la danzatrice si esibisce illuminata da un faretto Amazon, sulle note dei Queen. Tutti la applaudono dai balconi, proprio come nel primo lockdown abbiamo applaudito gli artisti che si sono esibiti cantando e suonando dalle terrazze. Lo spot di Amazon ci sembra un perfetto esempio di storytelling aziendale ai tempi del Coronavirus, molto ben riuscito.

McDonald’s UK: Inner Child 

Molto attuale ed efficace è lo spot natalizio 2020 di McDonald’s UK. In una storia animata davvero bella, una madre invita il figlio a prepararsi al Natale addobbando insieme l’albero o giocando con la neve, ma lui non partecipa, cercando di nascondere il proprio “bambino interiore”, che vorrebbe invece divertirsi e festeggiare. Ma un salto al McDonald’s sembra cambiare le cose: così il ragazzo, finalmente, si convince insieme alla madre, tanto che alla fine dello spot lascia del latte e delle carote (trovate nel pacchetto di McDonald’s) davanti al camino per le renne di Babbo Natale.

Carrefour: Natale 2020

Nello spot 2020 di Carrefour Italia si mostrano chiaramente, più che in altri spot, gli effetti dell’emergenza sanitaria: i lavoratori, ad esempio, appaiono con le mascherine, impegnati a fare la spesa per chi l’ha ordinata. Lo spot segue il racconto di una lettera di una bambina per Babbo Natale: “Caro Babbo Natale, quest’anno è stato strano strano…” dice il voice-over. Alla fine la bambina mette fuori dalla porta di casa la lettera con i biscotti e il latte, e mentre un commesso di Carrefour prende in mano la lettera appare Babbo Natale, che si stupisce perché il commesso è arrivato prima di lui. Payoff finale: “Noi non siamo Babbo Natale, ma quest’anno faremo del nostro meglio per portare un buon Natale a tutte le famiglie”.

Tesco: No Naughty List

E’ di Tesco, la catena di negozi alimentari britannica, lo spot più vivace e pop di quest’anno. Sulle note di Britney Spears “Oops!…I did it again”, si alternano diversi personaggi che confessano i propri “peccati” fatti durante il lockdown: “E se fossi sulla lista dei cattivi?” è il ritornello dello spot. “Relax. Dopo un anno così Tesco ti dice che non esiste una lista dei cattivi!”. Secondo Tesco tutti sono (siamo) perdonati per l’anno difficile passato, quindi è permesso mettere qualunque desiderio nel carrello della spesa. Il montaggio serrato, l’ironia delle battute e la canzone in sottofondo rendono questo spot tragicomico e brillante.

Coca Cola: Christmas Commercial 2020

Forse un po’ eccessivo lo spot natalizio 2020 di Coca Cola, quest’anno diretto da Taika Watiti, il regista di Jojo Rabbit e Thor: Ragnarok. Mentre il padre esce di casa per andare al lavoro, la figlia gli chiede di spedire una lettera per Babbo Natale. Ma, durante una pausa, mentre beve Coca Cola, il padre si accorge di aver dimenticato la lettera nella borsa e così decide addirittura di partire per il Polo Nord, per recapitarla direttamente a Santa Claus. Dopo mille avventure, trova la residenza di Babbo Natale chiusa ma per fortuna riesce a tornare a casa grazie all’iconico camion brandizzato Coca Cola, guidato da una persona che si svelerà alla fine, e a passare le feste con la figlia. 

Abbiamo raccolto questi spot per calarci nella magica atmosfera natalizia, anche perchè quest’anno abbiamo tutti davvero bisogno di empatia, emozione positiva e calore. E, proprio per questo, tutto il team di Profili, più che mai, vi augura di trascorrere un sereno Natale e uno splendido 2021!

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comunicazione digital marketing

Come raggiungere 10 milioni di follower su TikTok – intervista ad Arnaldo Mangini

Ciao Arnaldo, innanzitutto ci racconti chi sei e di cosa ti occupi?

Sono Arnaldo Mangini, abito a Marina di Carrara ma ho vissuto in Olanda 6 anni, da 25 anni sono comico professionista e lavoro in oltre 40 paesi al mondo, in diversi contesti, dalle feste agli eventi aziendali, passando per i teatri, gli ospedali e le carceri. Mi occupo di clownerie, un linguaggio internazionale che tutti possono capire, in particolare di visual comedy: interagisco con le persone, emozionandole e facendole giocare. Un linguaggio che in TikTok ha trovato un perfetto equivalente digitale…

Come è nata l’idea di comunicare sui social?

Ho sempre usato i social marginalmente, come la maggior parte dei comici. Durante il primo lockdown, verso aprile, ho visto che c’era un sosia di Mr. Bean che aveva avuto grande successo sul TikTok cinese. Mi sono detto: ok, voglio provare anch’io a farlo, visto che uno dei miei personaggi è proprio il sosia di Mister Bean. Due anni fa avevo aperto un profilo su TikTok e avevo caricato due video tratti dai miei spettacoli, ma con scarsi risultati. Ad aprile però ho iniziato un percorso, ho caricato due video diversi, che hanno avuto subito molto successo, e da lì è partito tutto. Perché ho parlato il linguaggio giusto per TikTok. 

TikTok consente infatti di interagire con gli altri utenti in modo straordinario, molto più degli altri social, attraverso i duetti, per esempio. Io registro i video e gli utenti poi interagiscono con me, portando la mia idea ad estreme conseguenze, in modi inaspettati. È una grande forza, perché mi permette di diventare virale, in tutto il mondo. 

Su TikTok infatti hai appena superato i 10 milioni di follower. Raccontaci come hai fatto a raggiungere tutto questo successo!

La chiave è mettersi in gioco, sempre. E’ quello che manca a molti tra i grandi nomi su altri social, che su TikTok fanno numeri bassi perché non parlano il giusto linguaggio. Per avere successo bisogna capire il linguaggio del social che si usa, e per TikTok bisogna generare interazione e divertimento. La chiave del mio successo è stata proprio l’interazione, abbinata alla mia somiglianza con Mr.Bean, un personaggio conosciuto a livello internazionale. 

Che strategia segui su TikTok?

Per me le cose importanti su TikTok sono 3: il tempo, il trend e il contenuto. Mi spiego: su questo social bisogna riuscire a stare nei tempi (per esempio seguire i ritmi della musica), seguire i trend sia nei video che nella musica e proporre un contenuto originale. Io partivo già preparato, cioè con il mio bagaglio clownesco; l’attenzione ai trend e al tempo sono venute poi con l’esperienza. Su TikTok ci sono tantissimi giovani, e io cerco di coinvolgerli e farli ridere usando l’arte e la clownerie. Ma nei primi video ho fatto molti sbagli. 

Che cos’è successo?

Il mio pubblico è costituito, come molto del pubblico di TikTok, in gran parte da persone dell’Oriente. Quindi occorre stare molto attenti alla morale, non posso far vedere sigarette, alcool o nudità. Una volta, per scherzare, ho fatto vedere in un video un perizoma come un fazzoletto che spuntava dal taschino, e questo mi ha addirittura portato ad essere bannato temporaneamente. Ma allo stesso tempo grazie alle dirette sono arrivato a un milione di follower nel corso di poche settimane, una ulteriore conferma dell’importanza dell’interazione, su questo social. È comunque fondamentale variare i video, seguire i trend, i balletti, il lip sync (cioè il playback sulle canzoni) e così via, per coinvolgere il pubblico più ampio possibile. 

TikTok ha anche un fondo per i creator, giusto?

Sì, il fondo business creator l’ho ottenuto e si guadagna qualcosa tutti i giorni; per accedere ci vogliono 10mila follower e si riceve un compenso di circa 4 centesimi ogni mille visualizzazioni. Non sono le cifre di YouTube, non si arriva a uno stipendio, ma è un piccolo sostegno per i creator. 

Quanto tempo dedichi alla produzione dei contenuti?

Sta diventando un lavoro vero e proprio anche se per me continua ad essere soprattutto un divertimento. Tutti i giorni, giro sempre con un piccolo quaderno, su cui annotare le idee che mi vengono in mente. La mattina registro i video, mentre la sera mi dedico più ad altre mie attività, come la pittura o la scrittura. Bisogna comunque sempre essere pronti. Ad esempio, l’altro giorno il gatto mi è venuto in braccio facendo le fusa: allora subito lo abbiamo registrato usando un effetto particolare di TikTok. Il risultato è stato un video che ha superato 3 milioni di visualizzazioni, e per realizzarlo ci abbiamo messo solo un minuto. Spesso preparo video che metto nelle bozze, così c’è sempre del materiale pronto da pubblicare.

Usi degli strumenti particolari per girare i video?

Niente di speciale, ho solo comprato la ring light, una luce ad anello per avere più luminosità nei video. La regola fondamentale è usare sempre la luce naturale, la migliore in assoluto, ma se devo fare qualcosa di più strutturato, come una micromagia da girare in interno, allora uso la ring light. 

Che cosa consigli a chi vuole portare il proprio progetto su TikTok?

L’importante è portare il proprio contenuto legandosi innanzitutto ai trend, che sono numerosi e continuamente aggiornati. Se arrivi su TikTok con poche idee, senza nessuna musica, senza movimento, avrai poca importanza e, conseguentemente, poca audience. Se mostri i tuoi lati più scherzosi, la gente si affeziona e ti segue con interesse. Insomma, la chiave è mettersi in gioco sempre. Bisogna proporre qualcosa di divertente, qualcosa che spiazza, un paradosso, o più stimoli insieme creando un cortocircuito, così la gente non capisce cosa sta accadendo. E’ molto diverso dalla televisione: andare in TV è un po’ come salire sul podio, su TikTok ci si mette in gioco senza vergogna. 

Cosa succederà secondo te in futuro con questo social?

Non si sa ancora, TikTok è un social in forte ascesa, nel mondo e anche in Italia. A livello commerciale ancora non è minimamente paragonabile alla forza e all’autorevolezza di Instagram o di YouTube, però si sta evolvendo in fretta. Le premesse sono ottime, vedremo cosa succederà. 

Se TikTok dovesse chiudere dove pensi di poter far migrare la tua community?

Il mio consiglio è di non stare mai su un social solo, bisogna essere presenti almeno su 2 social diversi, perché i social non sono di nostra proprietà, per cui le cose possono cambiare anche molto velocemente. L’importante è coltivare la propria arte e coinvolgere la propria community con diversi linguaggi, su diversi canali.

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#profilitalk: il successo del format one-to-one

di Rossella De Toma

Una serie di incontri animano già da un mese i pomeriggi sui canali social di Profili. Il format #profilitalk ha conquistato i nostri fan attraverso la varietà e attualità di argomenti, legati al sistema culturale durante e dopo l’arresto forzato causato dall’emergenza sanitaria.

Perché #profilitalk?

Perché in un momento come questo, dispersivo in termini di modalità e contenuti bisognava individuare una linea strategica che raggruppasse e desse voce alle tante realtà della cultura. In una fase in cui siamo stati costretti a rallentare, a cambiare le nostre abitudini, a riscoprire noi stessi e il valore della calma, ecco che si sono fatte avanti a farci compagnia tante nuove proposte e servizi accomunati da un’unica caratteristica: digitale.
Un momento statico che abbiamo voluto analizzare nel dettaglio mirando a comprendere e prevedere, per quanto possibile, i cambiamenti che porta con sé, partendo soprattutto dal pubblico e dalla fruizione della cultura, dai cartelloni alle manifestazioni, e nella messa in pratica di tutto ciò a cui eravamo abituati.

Ma cosa è #profilitalk?

Contributi genuini e sinceri, ragionamenti attenti e scambi di pareri con professionisti del settore culturale in tutte le sue accezioni hanno contribuito a creare quella che è diventata una vera e propria rubrica, fatta di un calendario di appuntamenti condotti da Andrea Maulini e dallo staff Profili. Realtà culturali grandi e piccole hanno ragionato sulla ripartenza da un punto di vista del tutto innovativo: muovendo dall’arte al teatro, dal mondo dei festival alla musica sono nate numerose delineazioni che potrebbero definire come nuove basi di marketing e comunicazione, una nuova strategia da mettere in campo nell’era post-covid 19.

A dare il via agli appuntamenti è stata l’intervista con Antonio Taormina, docente al Dams di Bologna e membro del Consiglio Superiore dello Spettacolo, con cui è stato interessante condividere la prima fase dell’emergenza in termini di prospettive e possibili cambiamenti definitivi nel settore. Si sono poi susseguiti numerosi esperti tra cui Giovanni Soresi, che ha definito il ruolo del digitale e gli asset attorno a cui ricostruire il marketing e la comunicazione dello spettacolo, Aldo Sisillo, Direttore e Direttore Artistico del Teatro Comunale di Modena che ha presentato nel le tante sfaccettature dello streaming, Mario Lavezzi, presidente del Consiglio di Sorveglianza SIAE che ha raccontato come tutelare gli autori e musicisti nel periodo dell’emergenza e ancora Simone Pacini è intervenuto sui cambiamenti del ruolo del critico di teatro mentre Andrea Paolucci, Direttore del Teatro dell’Argine e Sebastian Schwarz, Sovrintendente Teatro Regio di Torino, hanno condiviso nuovi punti di partenza per la programmazione delle prossime stagioni.

Non sono mancati punti di vista di realtà più piccole, i cui professionisti e operatori di settore si sono interrogati sull’effettiva esplosione dell’online e la conseguente nascita di numerosi format e esperienze digitali. Veronica Bassani, Vicepresidente Associazione Fatti d’Arte e Angela Molari, co-curatrice della mostra Sorelle di Corpo hanno trasformato un festival in una esperienza 100% digitale. Ancora, Valentina Picariello, Co-direttrice di Zona K e Presidente di Casa degli Artisti, ha presentato le sfide di spazi artistici e di teatro contemporaneo mentre Demetrio Chiappa, presidente di Doc Servizi, ha contribuito ad allargare gli orizzonti verso l’intera rete di operatori di settore e la necessità di un riconoscimento di uno status giuridico specifico.

What’s next?

Nelle prossime puntate #profilitalk si evolverà attraverso nuovi appuntamenti per andare oltre. Non basta più ragionare sulle strategie di ripartenza nei campi sterminati della cultura, è arrivato il momento di esplorare le effettive modalità di organizzazione e di fruizione di quello che sarà il nuovo mondo dello spettacolo e dell’arte. Le prossime testimonianze, azioni e previsioni verso un futuro in rinascita coinvolgeranno:
• Federico Toso, direttore di Fnas – Federazione Nazionale Arte in Strada (26 maggio)
• Giovanni Tarpani, Responsabile Marketing Istituzionale Regione Umbria (28 maggio)
• Alessandra Carbonaro, deputato del Parlamento e membro della Commissione Cultura (4 giugno)

Per concludere, ripassiamo un attimo alcuni dei punti chiave emersi dai numerosi appuntamenti, che possono costituire i pilastri della ripartenza per quanto riguarda il settore culturale.
Fare rete
Se per qualcuno non era prioritario, dovrebbe diventarlo. Ragionare in un’ottica di sistema e condividere esperienze diviene essenziale non soltanto per la sopravvivenza ma per costruire una solidità strutturale che consenta di fare fronte a un settore per sua natura soggetto a contingenze e emergenze, ancora di più in questo periodo.
Essere (tanto tanto) creativi
Se di base occorre condivisione di strategie, non deve mancare la personalizzazione dell’offerta culturale. Scelte artistiche originali, in termini di tematiche e modalità di fruizione, spesso associate al digitale attualmente decisamente in crescita, possono rivelarsi importanti e necessarie per uscire dal coro e ripartire con successo.
Ri-conoscere il pubblico
Protagonista fondamentale della ripartenza, occorre conoscerlo e comprenderne le nuove esigenze e richieste per creare contenuti in linea con il ruolo che questo pubblico 2.0 andrà a giocare nella creazione di contenuti culturali.
Comunicazione
Essenziale per sostenere e accompagnare ogni passo che le realtà decideranno di mettere in pratica, sarà supportata sempre di più da strumenti e servizi digitali e tecnologici che miglioreranno l’accessibilità e contribuiranno alla crescita esponenziale dell’interesse e del coinvolgimento.

E allora seguiteci!

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Arriva Essere Digitali: il pacchetto di consulenze personalizzate firmato Profili

In un momento in cui tutto scorre a ritmi più lenti, pensare a come innovarsi o migliorarsi può essere importante per ripartire ancora più forti e determinati di prima. Ed è per questo che Profili ha pensato a una soluzione che possa incontrare i bisogni dei clienti e aiutarli a raggiungere i loro obiettivi.

Essere Digitali è la nostra nuova proposta digitale che mette a disposizione le nostre consulenze, rendendole adatte alle esigenze più varie. I nostri servizi di consulenza digitale si configurano come uno strumento semplice e immediato pensato per le aziende e i professionisti che vogliono migliorare la propria comunicazione.

Essere Digitali è il primo passo, facile e immediato, per ripartire in maniera decisiva. Attraverso una sessione di consulenza personalizzata, si potranno individuare le criticità, ridefinire insieme la strategia di comunicazione, lanciare un nuovo prodotto, migliorare le prestazioni delle campagne ads e molto altro ancora.

Clicca qui per saperne di più.

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#profilitalk: partiamo dalla cultura

Da martedì 28 aprile, sui canali Facebook e YouTube di Profili sarà programmata una serie di interviste in diretta su Facebook e YouTube con docenti universitari, esperti, comunicatori e operatori del mondo della cultura per fare il punto sullo stato del settore e su quanto la comunicazione sarà importante, nei prossimi mesi, per sostenere la ripresa.

Andrea Maulini, Amministratore Delegato di Profili e Docente di Promozione e Informazione Teatrale presso il DAMS di Bologna, insieme al team di Profili condurrà tre appuntamenti alla settimana di 45 minuti, martedì e giovedì alle 16,30 e sabato alle 11,30. L’obiettivo di #profilitalk è capire come affrontare gli importanti cambiamenti in corso per segnare le direzioni in cui il settore culturale si muoverà dopo la crisi del Coronavirus. Maggiori info qui

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Google AD Grants: uno strumento di promozione per le realtà no profit

Avete mai  provato a impostare una campagna pay per click Google Ads, per far comparire il vostro annuncio nella rete di ricerca Google? Ora immaginate che, invece di dover pagare per le volte in cui il vostro annuncio è stato cliccato, Google paghi al posto vostro. Sembra fantascienza, invece è realtà.

Da alcuni anni, Google ha lanciato il programma Google for non profit che sostiene le realtà no profit in tutto il mondo con alcuni dei suoi prodotti, tra i quali Google Ad Grants – Ads for Nonprofits.

Google Ad Grants  consiste in un budget virtuale di 10.000$ al mese da spendere in pubblicità sulla rete di ricerca Google e che consente di:

  • rendersi visibili nella ricerca, raggiungendo persone che potrebbero essere interessate alle attività della vostra organizzazione;
  • promuovere le attività corporate e quelle sociali;
  • invitare a fare donazioni o a partecipare a campagne crowdfunding.Il finanziamento viene erogato all’infinito, se vengono rispettati tutti i criteri di gestione:
  • Gli annunci devono essere collegati al dominio di un solo sito web (lo stesso approvato nella richiesta iniziale); L’account Ads deve essere gestito attivamente (bisogna accedere almeno una volta al mese e apportare almeno una modifica all’account ogni 90 giorni);
  •  Gli annunci e le parole chiave devono corrispondere ai servizi e ai programmi dell’organizzazione;
  • La pubblicità strettamente commerciale è proibita (se promuovi prodotti o servizi, il 100% del ricavato deve essere utilizzato per sostenere il programma dell’organizzazione);
  • Gli annunci non possono indirizzare a pagine composte principalmente da link che rimandano ad altri siti;
  • Gli annunci non possono offrire prodotti finanziari (come prestiti o carte di credito) e non possono chiedere donazioni di auto, barche o altre proprietà;
  • Sul sito web non possono essere pubblicati annunci Google AdSense o link pubblicitari affiliati.

Esiste, inoltre, un’ulteriore possibilità di crescita: se per più di 3 mesi l’account ha raggiunto la soglia di 10.000$ si può richiedere GrantPro, che ha un budget di 40.000$ mensili.

Chi può accedere a Google Ad Grants?
Tutte le organizzazioni no profit in Italia e all’estero (elenco completo dei paesi in cui è disponibile Google Ad Grants) che sono classificate come:

  • Uffici italiani di organizzazioni non governative (ONG) registrate presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale;
  • Associazioni, fondazioni e società cooperative registrate come organizzazioni non lucrative di utilità sociale (ONLUS) presso l’Agenzia delle Entrate italiana regionale competente (DRE, Direzione Regionale delle Entrate);
  • Istituzioni religiose registrate presso l’Agenzia delle Entrate;
  • Altre organizzazioni operanti come non profit per scopi di pubblica utilità, che potrebbero includere le seguenti forme giuridiche:

– Associazioni
– Fondazioni
– Associazioni di promozione sociale
– Società cooperative
– Consorzi delle organizzazioni sopra indicate

Come richiedere Google Ad Grants?
Per partecipare al programma occorre, prima di tutto, presentare la richiesta d’iscrizioni a TechSoup Italia, il partner di Google per i no profit, presentando i seguenti documenti:

  • Copia dello Statuto;
  • Copia dell’Atto Costitutivo;
  • Copia dell’assegnazione del Codice Fiscale;
  • Documento di Autocertificazione come Organizzazione no profit compilato e firmato (modulo qui)
  • Documento di identità del Legale Rappresentante
  • Alcuni informazioni specifiche sull’organizzazione, come: tutti i dati di contatto, il buget annuo, il numero di computer dello staff, la descrizione della mission.

Una volta approvata la richiesta, si procede a creare l’account Ads ad hoc (senza i dati di fatturazione) e richiedere una verifica a Google.

Quanto costa l’iscrizione al programma Google for non profit?
L’iscrizione è completamente gratuita.

Quali attività e servizi si possono promuovere con Google Ad Grants?
Attraverso Google Ad Grants si possono promuovere varie attività, core e collaterali, incluse nelle seguenti macro categorie, in base alle attività della vostra organizzazione. Di seguito, alcuni esempi di campagne.

Per i musei e le gallerie d’arte:

    • promuovere le visite sia per gruppi organizzati, sia per singoli;
    • raggiungere il “non pubblico”: tutti coloro che potrebbero visitare il museo ma non lo fanno ancora;
    • dare visibilità e stimolare le iscrizioni  alle attività di formazione, occasionale e non;
    •  raggiungere il pubblico corporate, potenzialmente interessato agli location per eventi aziendali;
    •  far conoscere gli spazi, sia per affitto spazi, sia per iniziative speciali.

Per teatri e le compagnie teatrali o/e di danza:

  •  dare visibilità agli spettacoli in calendario o in tournée, in Italia e all’estero;
  • promuovere gli spettacoli in cartellone, rassegne, eventi, festival;
  • “reclutare” volontari o/e nuovi partecipanti per vari progetti o/e corsi;
  •  raggiungere il pubblico interessato ad un specifico argomento, un territorio, un contesto.

Inoltre, si possono impostare campagne per:

  • stimolare il pubblico a fare donazioni, 5×1000, ecc, partecipare alle campagne di fundraising e ai progetti di crowdfunding;
  •  raggiungere il pubblico interessato agli abbonamenti;
  •  dare visibilità a tutte le attività collaterali.

Google Ad Grants è uno strumento molto potente ed efficace e richiede una gestione professionale e accurata.
Profili, riconosciuto come Google Partner, è in grado di offrire un servizio al massimo degli standard qualitativi.

Scrivici per chiedere un consiglio sulla gestione del tuo Google Ad Grants o per valutare se richiedere il servizio.

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crowdfunding

Come raccogliere 25.000€ in 70 giorni

Profili ha curato la promozione e la comunicazione della raccolta fondi del Teatro Faraggiana per la ristrutturazione del foyer

Sin dall’inizio Profili ha creduto nel Teatro Faraggiana e nel suo progetto di crowdfunding: ristrutturare il foyer del teatro per dare un segnale forte di rinascita dopo un periodo di inattività di 20 anni e dimostrare di essere uno spazio culturale con pochi concorrenti in città. Così il 19 aprile è stata lanciata una raccolta fondi su Eppela e dopo 70 giorni abbiamo raggiunto la considerevole cifra di 25.000€.

Perché è stato scelto il crowdfunding?

Il teatro aveva bisogno di un finanziamento per compiere i lavori di ristrutturazione e visti i tagli che negli ultimi anni sta subendo il settore culturale questa è sembrata l’idea migliore. Inoltre con questo strumento sarebbe stato possibile anche coinvolgere maggiormente la comunità cittadina e diffondere i valori che caratterizzano l’operato del Teatro Faraggiana. La comunicazione e la promozione del crowdfunding, curate da Profili, sono state l’elemento essenziale per raggiungere il risultato. La strategia è partita con la progettazione, seguita dal lancio e dalla campagna vera e propria. 

La progettazione

La progettazione è partita da zero: bisognava creare il nome, i contenuti e tutto il necessario per comunicare sia online che offline.

  • Il namingChi fa un foyer fa per tre” è stato lo slogan scelto per promuovere il progetto. L’idea era quella di esprimere il concetto della centralità del pubblico all’interno del progetto Faraggiana e volevamo che questa cosa fosse chiara sin da subito;
  • La cifra: si è scelto di raccogliere 25.000€ poiché questa era l’esigenza del teatro visto il progetto di  ristrutturazione che aveva in mente. Un obiettivo ambizioso considerato che la media dei progetti italiani di crowdfunding è di 6.105,21€;
  • La modalità: è stata scelta la tipologia di raccolta “Tutto o niente” per dare un segnale forte a livello comunicativo e dimostrare che il teatro vuole portare avanti con convinzione quello che ha creato fino ad allora e che avrebbe continuato a portare avanti i suoi valori e il suo progetto;
  • tempi: si è optato per una campagna di 70 giorni per dare alla notizia il tempo di diffondersi, soprattutto a fine stagione quando l’attenzione sull’attività del teatro tende a calare;
  • Il target: molta attenzione si è concentrata sul pubblico attuale e potenziale del Faraggiana. Ma anche le istituzioni pubbliche sono state coinvolte a vario titolo e diverse aziende del territorio sono state contattate, alcune di esse hanno accolto con entusiasmo il progetto. Anche il pubblico degli appassionati di teatro e recitazione sono stati un target di riferimento e il loro coinvolgimento è stato stimolato attraverso azioni online (campagne di digital PR) e offline (incontri in teatro);
  • contenuti: si è deciso di puntare sui video che per fruibilità e per linguaggio narrativo hanno un maggior impatto emotivo. Sono stati coinvolti gli attori di fama nazionale impegnati nella stagione teatrale che hanno testimoniato l’importanza di questo progetto;
  • social network: si è deciso di puntare su Facebook per raggiungere un pubblico più ampio e Instagram per arrivare a una fascia più giovane potenzialmente interessata;
  • media tradizionali: bisognava coinvolgere testate cartacee e televisive;
  • Digital PR: contatto con realtà digital influenti per territorialità o settore di riferimento dovevano essere coinvolte per portare a conoscenza il maggior numero di persone possibile;
  • Gli eventi: durante le serate di spettacolo è sempre stato presente un corner informativo al quale il pubblico poteva rivolgersi sia per avere informazioni sia per donare direttamente. Inoltre sono state organizzate tre visite guidate al teatro per coinvolgere il pubblico della città.

Il lancio

La campagna è stata lanciata online la mattina dell’apertura della raccolta sulla piattaforma: è andato online il primo video che contemporaneamente è stato caricato sul sito web e sulla pagina Facebook. Il video è stato supportato da un sponsorizzazione per aumentarne la diffusione. Offline è stato presentato il progetto in teatro in concomitanza con uno spettacolo con grande affluenza di pubblico: lo staff del teatro ha dato informazioni durante la serata e ha cominciato a raccogliere i fondi.

La campagna

Durante la campagna, la comunicazione si è concentrata su due linee principali. Da un lato la presenza costante sui social network per mantenere viva l’attenzione e raccontare al pubblico i valori del teatro oltre che il progetto di ristrutturazione, dall’altra l’organizzazione di eventi capaci di coinvolgere sia il pubblico che gli stakeholder per mostrare il teatro da vicino. Queste sono state le azioni principali che abbiamo messo in campo:

  • Durante tutto il periodo i video sono stati il contenuto principe capace di attirare l’attenzione, raccontare ed emozionare. Gli attori impegnati negli spettacoli, la comunità del quartiere, lo staff del teatro si sono mostrati in prima persona e hanno dato quel valore in più capace di rendere partecipi i cittadini;
  • I mass media tradizionali, stimolati con il comunicato stampa e l’invito allo spettacolo in cui è stata presentata la campagna, hanno dato la notizia sin da subito e hanno aiutato a comunicare nel momento di lancio. Rai3 ha dedicato un lungo servizio di approfondimento durante un’edizione del tg;
  • Eppela, il portale scelto per la raccolta fondi, ha messo in evidenza il Teatro Faraggiana (anche con una lunga intervista) per quasi tutta la durata della raccolta, dimostrando la validità del progetto;
  • il motivo e lo scopo del crowdfunding sono stati costantemente ricordati e illustrati sui social network con diversi contenuti;
  • diversi blog di settore e gruppi di riferimento in ambito cittadino sono stati contattati per aiutare nella diffusione del progetto;
  • è stato coinvolto il pubblico in eventi all’interno del teatro con lo scopo di renderlo ancora più partecipe (mostrando il backstage della struttura fisica) al progetto;
  • una campagna Google Ad Grants sulla rete di ricerca ha diffuso il messaggio anche a chi non frequentava i social network (vedi il grafico sotto).

I risultati

Conclusa la campagna abbiamo tirato le somme del lavoro fatto: oltre aver raggiunto l’obiettivo dei 25.000€, i risultati della campagna di comunicazione sono stati in linea con quanto ci eravamo prefissati. Questi in sintesi:

  • La copertura organica media della pagina Facebook è cresciuta del 20%,
  • la fanbase di Instagram è aumentata del 24%,
  • le visualizzazioni dei video sono state più di 75.000,
  • I post specifici sulla campagna hanno raggiunto più di 141.000 utenti solo su Facebook.

Conclusioni 

Perché si raggiunga l’obiettivo quindi è necessaria una strategia di comunicazione integrata che non si limiti al solo progetto ma che abbracci e sposi la mission dell’istituzione culturale. In questo caso specifico Profili ha aderito con entusiasmo al progetto proprio perché credeva (e crede) nei valori che il Teatro Faraggiana diffonde. Il crowdfunding è uno strumento molto importante e soprattutto molto efficace se inserito in una strategia di marketing complessiva. Continuate a seguirci e vi racconteremo di altri progetti che stiamo seguendo.